Sveglia all’alba! Anzi no … prima. Motivo? Assistere ad uno spettacolo che da 600 milioni di anni si ripete unico e sempre, ma mai uguale a se stesso: il sorgere del sole al Kata Tjuta (The Olgas).
Si tratta di una grande formazione rocciosa, situata a 465 chilometri a sudovest di Alice Springs, nel Northern territory, in Australia.
Un caffè veloce in camera e due biscotti australiani, di quelli meno burrosi trovati sul mercato e poi partiamo, io e Roberto, alla volta del parco nazionale di Uluru e Kata Tjuta. Intorno a noi tutto tace, avvolto ancora dal buio della notte del deserto australiano.
Passiamo il controllo all’ingresso del parco e poi di corsa ci avviamo verso uno dei tanti punti panoramici, da dove accogliere il sole nascente. Confesso che sono molto emozionata. Parcheggiamo ai piedi di una piccola duna sabbiosa e, percorsa una breve rampa, eccoci sulla piattaforma panoramica.
Il silenzio è assordante. Davanti a noi il Kata Tjuta, immenso e rassicurante, dorme il suo placido sonno avvolto ancora nell’oscurità. La luna lo guarda sospesa nel firmamento. Ci separa da lui una distesa enorme di arbusti,eucalipti, mulghe e piante grasse del deserto.
Ci voltiamo, alle nostre spalle compare Uluru, l’altro gigante ancora addormenato. Giace lì, il monolite rosso, immenso iceberg del deserto, come avvolto da un delicato velo indaco.
La linea dell’orizzonte è netta e marcata, lontanissima; il nostro sguardo si perde nei bagliori, dal rosa all’arancio, che il cielo comincia a sprigionare. Mano a mano che il sole si stacca dall’orizzonte e si alza nel cielo il calore incomincia a farsi sentire. In poche decine di minuti l’aria si scalda, fino a diventare torrida.
Non siamo soli, altri turisti sono lì con noi, tuttavia mi sento, in modo intenso e viscerale, partecipe di quello spettacolo, di quegli istanti. Mentre fisso incantata il sole che fa capolino dall’orizzonte, i miei pensieri vagano in una dimensione irreale, che mi porta alle origini di questo nostro universo. Mi colmo di commozione al pensiero che sto assistendo a qualcosa che si ripete da milioni di anni, e che soprattutto continuerà nel tempo. Una nascita che è vita per tutti gli essere viventi del bush. Ciò è infinitamente rassicurante. Le lacrime mi spuntano agli angoli degli occhi.
A malincuore siamo costretti a lasciare il punto panoramico. Prima di farlo, un ultimo sguardo al Kata Tjuta mi tiene ipnotizzata ancora per qualche istante; in un silenzio denso di rispetto per la Natura che mi circonda, mi dirigo verso la rampa che conduce al parcheggio.
Dentro di me saluto questa montagna sacra per gli aborigeni Anangu, e, nonostante la mia razionalità (talvolta un po’ troppo illuminista), mi sento di condividere con questo popolo il timore reverenziale che provano verso il Kata Tjuta. È come se tutto ciò me lo avesse insegnato oggi il Kata Tjuta stesso.
A distanza di anni, mi capita ancora di chiudere gli occhi e di rivedere quelle immagini, che, come in un film, scorrono nei miei ricordi, rassicurandomi sull’ordine perfetto e immutabile di tutte le cose.